Siamo nel 2012.
Lo dicono anche gli antropologi in televisione.
Lo dicono i sociologi nei libri.
Lo dice la televisione con i suoi programmi.
Lo dicono le riviste con le foto spinte.
Lo dicono le statistiche con l'implacabilità dei numeri.
Il mito della coppia "unita per sempre finché morte non vi separi" è definitivamente tramontato.
Millenni di storia ci avevano lasciato in eredità il peso di una società fondata sulla famiglia e sull'unione dell'uomo e della dona nel "sacro vincolo".
La verità è che l'emancipazione della donna, l'evoluzione dei costumi hanno finalmente lasciato libera l'indole umana di tornare al primordiale istinto che porta sia gli uomini che le donne a cercare nell'accoppiamento con il maggior numero di partner -selezionati- la realizzazione del supremo scopo della vita: Fare in modo che la vita stessa perduri nelle generazioni future.
Ed ecco che allora oggi è la donna a fare il primo passo.
Eccola avanzare certa verso la preda predestinata e ricercare nell'accoppiamento la sua affermazione come "animale appetibile" e nel suo nuovo ruolo di "donna di potere" che invece di subire quello dell'uomo finalmente può gestire come in millenni non aveva mai potuto fare.
Ed ecco l'uomo che "spiazzato" da questo repentino cambio di ruoli si trova a dover gestire il suo pene che dopo millenni di forzata monogamia o di pericolose relazioni extraconiugali è finalmente libero di sfogare la sua fantasia e di infilarsi ogni sera in un guscio nuovo, senza paura di non aver più una casa dove tornare e felice di avere un bel monolocale sempre pronto ad ospitare una "moglie" diversa ogni sera dell'anno.
Tutti felici? Ma nemmeno per sogno!
Se nella sua naturale evoluzione l'umanità era riuscita a correggere le storture dovute alla superstizione delle religioni e dalle deviazioni imposte dai monarchi o tiranni di turno nella pratica dei fatti il percorso che si deve ancora fare è ancora lungo e tortuoso.
La Donna, fino ad una certa età apprezza questo suo nuovo ruolo ed in alcuni momenti cedendo alle lusinghe del sesso si lascia perfino andare alla pratica ludica della copula ma poi, inevitabilmente cede:
Da un lato al sopravanzare dell'età che rendendola meno appetibile le rende sempre meno facile procurarsi la preda del giorno, dall'altro all'innato desiderio di procreare che implica anche un bisogno di stabilità e dall'altro ancora all'inesauribile istinto di primeggiare sulle altre donne e di irretire almeno un uomo piegandolo al ruolo di "compagno monogamo" e quindi inizia a sbavare e a grugnire contro tutti gli uomini che "non crescono mai" che sono "stronzi" o che "pensano con l'uccello".
L'uomo, per una volta, è più complicato della donna e si divide in tre categorie:
Gli ignavi che cedono alle richieste della donna perché incapaci di vivere autonomamente e liberamente preferiscono il comodo rifugio delle mura domestiche scegliendo alle avventure la monotonia e la linearità di un rapporto monogamo.
I vitelloni, che incuranti del passare degli anni vivono ogni giorno come se avessero ancora 18 anni, si riempiono di farmaci e continuano a trombare di tutto ogni sera fino alla morte.
I Gay, che alla squallore della vita con una sola donna o alla fatica di una vita da vitellone sceglono la magica e liberista atmosfera dei rapporti gay, in cui la promiscuità e la libertà sono molto più tollerate che dalle donne.
In conclusione, nonostante il balzo in avanti compiuto dall'evoluzione umana, il retaggio di millenni di evoluzione ci rende ancora tutti schiavi di un insano modo di ricercare la felicità ovunque tranne che dove essa si trova veramente:
In quei miseri e limitati istanti in cui invece che cercare di prendere dagli altri ci concentriamo su quello che stiamo donando e donare è tutto l'opposto che limitare ad un solo individuo l'indirizzo di tutto l'amore che ognuno di noi è in grado di dare.
Badate! Ho detto AMORE, non ho detto SESSO.
Il sesso è meno di niente.
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento considerando che le mie sono solo riflessioni su esperienze personali che quindi non vogliono in nessun modo avere la pretesa di essere verità assoluta per tutti.